Informazione, formazione ed addestramento sono parte importante del bagaglio professionale/culturale delle persone, indipendentemente dal campo di applicazione.
Nel comune parlare i tre aspetti citati tendono spesso ad essere confusi ed utilizzati come sinonimi, quando in realtà sono ben distinti e complementari l’uno con gli altri. La mancanza di uno dei tre rende gli altri due insufficienti o inadeguati alla realtà che ci circonda, in particolare quando li applichiamo alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
DI COSA STIAMO PARLANDO?
Il legislatore, nel D.Lgs. 81/2008 art.2, ha definito l’Informazione come “complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro”. Si tratta generalmente di attività a “senso unico”, che non prevede feedback da parte delle persone, e usualmente affidata a opuscoli / segnaletica / comunicati scritti.
La Formazione, sempre secondo l’art.2, è un “processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori (…) conoscenze e procedure utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi”. Questa attività invece è “bidirezionale”, in quanto necessita di un feedback e una partecipazione attiva da parte di chi ci sta ascoltando.
L’Addestramento, invece, rappresenta il percorso che guida la persona ad imparare come si opera correttamente.
Quindi le prime due forniscono la base culturale (rispondono alla domanda: COME COMPORTARSI?), e l’ultima la base pratica (rispondono alla domanda: COME FARE?).
LA FORMAZIONE: UN’EDUCAZIONE CONTINUA
Il processo formativo di una persona non si esaurisce, ma è un percorso vivo e dinamico, in quanto l’evoluzione della tecnica e il progresso dei nostri tempi rendono rapidamente “obsoleto” tutto quello che pensavamo di avere già imparato, tanto più in un settore delicato e importante quale la Salute e Sicurezza.
I pericoli e i rischi nelle attività lavorative esistono fin da quando l’uomo ha “inventato” il lavoro, ma i lavoratori moderni hanno la fortuna (e il dovere) di poter fare tesoro delle passate esperienze. A grandi linee, trascorriamo circa un terzo (se non di più) della nostra giornata nello svolgimento del nostro lavoro, viene da sé quindi l’importanza (prima ancora della necessità) di essere formati ed educati sui rischi che ci circondano nei luoghi di lavoro o nelle attività svolte.
SEMPLICE OBBLIGO O NUOVA OPPORTUNITÀ?
La Formazione sulla Salute e Sicurezza è un obbligo. Lo sancisce il Legislatore. Da anni e in più sedi.
Vista così, sembra l’ennesimo adempimento a cui il Datore di Lavoro deve attenersi per non incorrere in sanzioni.
Il Lavoratore in realtà rappresenta, per il Datore di Lavoro, una risorsa, un “bene aziendale” da tutelare in quanto costituisce parte del capitale dell’impresa.
Per quale motivo un imprenditore non dovrebbe fare investimenti per assicurarsi un vantaggio competitivo o aumentare la propria fetta di mercato? Analogamente per quale motivo non dovrebbe investire sui lavoratori, che dell’azienda sono la parte “viva”?
Con un piccolo investimento in termini di ore di formazione (in rapporto al tempo atteso di lavoro della singola persona, anche riferito ad un solo anno lavorativo), il Datore di Lavoro può assicurarsi che il lavoratore sia formato, ovvero educato, sui pericoli delle attività lavorative, quindi sapere come potersi approcciare e ridurre la probabilità (o il danno) di eventi che possono colpire i lavoratori, e potenzialmente l’intera impresa.
IL RISCHIO DELLA MANCATA FORMAZIONE
IL D.Lgs. 81/2008 ha stabilito che Il Datore di Lavoro ha l’obbligo di valutare TUTTI i rischi della propria attività. Dai rischi più comuni ed evidenti (rischi meccanici, lavori in altezza, incendio, rischi fisici ecc…) a quelli meno evidenti o più “subdoli” (rischio per sostanze chimiche, luoghi confinati, stress lavoro correlato ecc…).
E la Formazione? O meglio, la MANCATA FORMAZIONE, è un Rischio?
La risposta è: “Sì, un rischio ad ampio spettro”.
Nell’immediato: un lavoratore che non conosce i pericoli delle attività operative è un lavoratore che può facilmente incorrere in lesioni (più o meno gravi a seconda delle mansioni) che determinano una sospensione dell’attività lavorativa del lavoratore stesso (e non solo), per periodi di durata variabile. Con tutte le conseguenze del caso (umane, sociali, economiche ecc…).
Oltre al danno (il lavoratore che temporaneamente non è più “produttivo”, e quindi l’attività può risentire di un rallentamento) la beffa, ovvero la sanzione che viene comminata al Datore di Lavoro dalle Autorità per mancato adempimento agli obblighi legislativi (sanzione penale e/o amministrativa).
Allarghiamo il campo visivo. In un mercato del lavoro sempre più multimediale e “social”, quale può essere il danno di immagine dell’attività del Datore di Lavoro in caso di incidenti? Che appetibilità ha per nuovi lavoratori un’attività che non investe sulla tutela delle proprie risorse?
Commenti recenti